Per #PlaylistForDummies di questa settimana parliamo di uno dei migliori e più sottovalutati gruppi degli anni Novanta, i Blind Melon.
Strana storia quella dei Blind Melon. Con il loro primo album, omonimo, pubblicato nel 1992 e prodotto da Rick Parashar (già dietro a Ten dei Pearl Jam e al disco dei Temple Of The Dog) riuscirono a imporsi nella scena musicale alternativa collegata a quella di Seattle anche se a ben vedere, con quel movimento, loro c’entravano davvero poco.
3/5 del gruppo venivano dal Mississippi, il chitarrista Christopher Thorn dalla Pennsylvania e Shannon Hoon dall’Indiana, più precisamente da Lafayette, la città nella quale era nato pure Axl Rose dei Guns N’ Roses (tra i due nacque sin da bambini una solida amicizia che durò anni). Trasferitisi ben presto a Los Angeles, i Blind Melon – il nome è tributo al bluesman e cantante gospel Blind Lemon Jefferson e al personaggio Blind Melon Chitlin’ creato dal duo Cheech & Chong – iniziarono a imporsi come spalla dei concerti di gente come Neil Young e Soundgarden. I riflettori si accesero davvero sul gruppo dopo che Shannon Hoon comparve nel video e nella relativa take in studio di Don’t Cry, tratta dal monumentale Use Your Illusion dei G n’ R. Nel 1993 il successo del gruppo divenne mondiale, in concomitanza con l’uscita del singolo e dell’iconico video di No Rain.
Il loro debutto iniziò a vendere molto bene proprio grazie a quella riuscita miscela che riusciva a unire l’anima più cantautorale, riflessiva e acustica di Neil Young a quella più rock di certi gruppi che andavano forte negli anni Settanta, come Cream, Led Zeppelin e Grateful Dead. Il vero turning point della carriera dei nostri arrivò però nel 1995 con la pubblicazione del loro vero capolavoro, Soup, che metteva da parte quasi del tutto i suoni più rock (tranne un paio di eccezioni, come l’iniziale Galaxie e la finale Lemonade), spiazzando parecchio i fan che da loro avrebbero voluto solamente “rock alternativo”. Strada che di fatto i Melon presero, con tutti i punti di domanda del caso, andando a presentare un lavoro per lo più acustico, molto intimo, nella quale l’anima della band veniva fuori all’ennesima potenza e dove il canto di Hoon riusciva ad essere così intenso amalgamandosi perfettamente con il suono che la band era riuscito a creare. Tempo d’imbarcarsi nel tour di supporto a Soup che il 21 ottobre 1995, a New Orleans, Hoon fu trovato morto per una fatale overdose nel bus del gruppo.
La storia dei Blind Melon si conclude proprio in quel bus, nonostante i rimanenti componenti del gruppo abbiamo più volte provato a continuare l’avventura, con un nuovo cantante e un nuovo disco, For My Friends, inciso e pubblicato nel 2008 senza che praticamente nessuno se ne sia nemmeno accorto.
Solo due dischi quindi, ma in grado di marcare profondamente la musica degli anni Novanta nonostante i Melon non siano mai diventati una band simbolo di quell’epoca. Chissà cosa avrebbero combinato se Shannon fosse rimasto in vita…
Small my table, sits just three. Nasce nel 1980 a Reggio Emilia. Crea pearljamonline.it nel 2001 e scrive la prima edizione di “Pearl Jam Evolution” nel 2009 insieme alla moglie Daria. Collabora con barracudastyle.com, hvsr.net e rockol.it, ha collaborato con Rolling Stone e Il Fatto Quotidiano. Continua imperterrito a tentare di trovare “belle melodie che dicono cose terribili”.